EXHIBITION
Legami
testo di Michelangelo Giovinale
in mostra opere di
Raffaele Boemio, Mario Ciaramella, Diana D’Ambrosio, Sergio Gioielli, Andrea Martone, Vittorio Vanacore
luogo Palazo delle Arti – Capodrise (CE) Italy
Incipit della mostra
Sei artisti si addentrano nella sfera delle relazioni umane, con opere ispirate a ricordi ancestrali, ruggini, sabbie, oggetti in sospensione, tra pavimenti e soffitti dell’antico palazzo che accolgono nuvole di terracotta, pietre segnate dal tempo, presenze animali di remota provenienza, corde tese che segnano rotte, su cui viaggiano fragilissime barchette di carta.
Sei istallazioni d’arte sono state realizzate per le sale settecentesche del Piano Espositivo Permanente di Palazzo delle Arti.
Tema al centro della mostra, “i legami” in un tempo, il nostro, soggetto all’evaporazione dei valori, all’impossibilità degli uomini di vivere assieme il presente. Un incedere verso il buio, in un senso della vita non più condiviso, nel trionfo enfatizzato di un godimento mortale improntato all’io.
Sei artisti si addentrano nella sfera delle relazioni umane, con opere ispirate a ricordi ancestrali, ruggini, sabbie, oggetti in sospensione, tra pavimenti e soffitti dell’antico palazzo che accolgono nuvole di terracotta, pietre segnate dal tempo, presenze animali di remota provenienza, corde tese che segnano rotte, su cui viaggiano fragilissime barchette di carta.
Ogni artista è solo apparentemente isolato nell’io della propria stanza, in dialogo con la propria opera. In realtà, dentro queste stanze dell’anima, ogni installazione viaggia in linea “orizzontale” con le altre, contaminando lo spazio circostante, rimandando ad un viaggio dell’uomo nel tempo, un tempo orizzontale di legami che partono dal passato e vanno verso il futuro, attraversando il presente. Sono i legami indissolubili, eredità umana tramandata da padre in figlio.
È nel presente che si colloca la riflessione dei sei artisti in mostra: cinque nel palazzo uno all’interno della piazza cittadina.
“Ciò che hai ereditato dai padri, riconquistalo se vuoi possederlo davvero”.
L’atto dell’ereditare viene descritto da Goethe non come un semplice trapassare, piuttosto una riconquista. Per ereditare dall’altro non è sufficiente ricevere passivamente qualcosa di già costituito, occorre riconquistarlo al presente. Un atto di ripresa, un movimento che si sviluppa in un doppio tempo: fare nostro ciò che proviene dal passato per precostituire il futuro, operando in un tempo presente.
In questa chiave di lettura le opere dei sei artisti, nella loro varietà dei linguaggi espressivi, ognuno con la propria soggettiva ricerca, attraverso la scelta degli elementi che compongono le sei installazioni, svelano la natura stessa dei legami: nella misura in cui il legame, anche fra gli elementi delle opere, non è il fine ma il tramite.
Le opere di Raffaele Boemio, Mario Ciaramella, Diana D’Ambrosio, Sergio Gioielli, Andrea Martone e Vittorio Vanacore contengono forme lontane nel tempo e nella mente. Sono accomunate dalla ricchezza di elementi, arnesi, utensili, utilizzati dall’uomo, in un tempo non più presente che torna ad esserlo. Con straordinaria forza non esauriscono la loro spinta evocativa, parlano all’acusia dei tempi moderni.
Queste sei installazioni, non sono ricomposizioni di elementi di nostalgica memoria, semplice ripetizione del passato, fardelli dismessi di ricordi, che si esauriscono di fatto in qualcosa che è già avvenuto. Se fosse così, un eccesso di identificazione, di nostalgia, di alienazione, ne determinerebbe nell’ereditarli la stessa fine. Al contrario di un ripiegamento nostalgico, per dirla come Freud, il riproporli, l’ereditarli, per mezzo di un legame è innanzitutto un movimento in avanti di “riconquista”.
Ogni arista, varcando la soglia del palazzo, all’interno di ogni stanza/anima ha forgiato la sua opera, fra i muri della storia, come in un sogno, luogo in cui, scrive Freud, le immagini, le memorie e i legami ereditati, si inscrivono indelebili, indistruttibili. Attraversare queste stanze corrisponde ad attraversare decenni di memoria.
“se vuoi davvero nascere non basta la prima nascita, ma devi nascere una seconda volta, non più dal ventre di tua madre”.
Sono le parole di Cristo a Nicodemo. Il legame degli artisti contemporanei che ne deriva fra la storia di città e palazzo genera di fatto una nuova vita, i loro segni si stratificano nei solchi della terra che li ospita. Germinano legami in un tempo indissolubile.
Come ad Ersilia, nelle Città invisibili di Italo Calvino, ogni artista, al pari di ogni uomo, tende un filo, annodandolo al presente, un reticolo di trame e orditi che tornano a ricomporsi orizzontali e verticali nel tempo.
Questo viaggio dell’arte, che ogni artista con la propria installazione realizza, evoca una trascendenza, lungo l’asse verticale del tempo che incrocia quello orizzontale dell’uomo.
Un tempo indissolubile fra l’essere e l’infinito.
Sono opere che ricolmano un vuoto, non solo fisico, instillano una falla, un varco. Riemergono dalla memoria, dal silenzio che bisogna tornare ad ascoltare.