EXHIBITION
La bianchezza della balena
testo di Michelangelo Giovinale
in mostra incisioni di Isabella Ciaffi
luogo Galleria Spazio Vitale arte contemporanea – Aversa (CE) Italy
Incipit mostra
Sarà per Ciaffi una rivelazione il capito quarantadue sulla “bianchezza della balena” “che sopra ogni altra cosa” scriverà l’autore nel breve capitolo “mi atterrisce” “per quella essenza che non è tanto un colore, quanto l’essenza visibile di colori e nello stesso tempo la fusione di tutti i colori”.
In testata Il verde della notte di Isabella Ciaffi
Tecnica: acquaforte su carta di riso 18gr
cm 29,5×29,5
Introduzione alla mostra
Una fitta trama di segni si addensa nelle profondità dei neri, che tutto occulta, fino a negare la luce, per poi riemergere in superficie in ciò che resta del bianco di questi grandi fogli di carta che accolgono, elegantemente, “la bianchezza della balena”, quarantaduesimo capitolo di Moby Dick, -romanzo di Heeman Melville- che Isabella Ciaffi ha audacemente riscritto nell’immaginario vasto e complesso delle sue incisioni.
Si sa, praticare l’incisione – sempre meno frequente nel nostro tempo- comporta esporsi alla forza enigmatica del nero, in una relazione, come nel caso di Ciaffi, che si traduce in un corpo a corpo fra il rigore della pratica, i segreti della tecnica e l’addomesticare gli inchiostri al complesso immaginario informale dei suoi segni.
È non è un caso se la ricerca artistica di Ciaffi sia praticata da decenni in un religioso silenzio, che incornicia il suo essere schiva, rigorosa e al tempo stesso risoluta, come le sue carte incise, ognuna di straordinario equilibrio formale, nonostante la poderosa, istintiva, gestualità segnica, che conferisce al suo lavoro un linguaggio, maturo e per ciò stesso, compiuto.
“Quando incido non penso”, un quasi paradosso. In realtà, nelle incisioni di Ciaffi si innesca un dualismo, che coinvolge spirito e corpo, dove il segno tracciato sulle lastre è l’espressione di una profonda intimità del suo sentire interiore.
Come in un sentiero di risalita dall’inconscio, praticare l’incisione è per l’artista una liberazione da una forma di ossessione, di ciò che l’ha profondamente scossa, incantata, rapita, come in questi suoi ultimi lavori scaturiti dall’incontro con la lettura del romanzo di Moby Dick.
Sarà per Ciaffi una rivelazione il capito quarantadue sulla “bianchezza della balena” “che sopra ogni altra cosa” scriverà l’autore nel breve capitolo “mi atterrisce” “per quella essenza che non è tanto un colore, quanto l’essenza visibile di colori e nello stesso tempo la fusione di tutti i colori”.
È il punto cruciale su cui ruota questo ultimo ciclo di incisioni, che conferma come Ciaffi sappia spingersi all’estremo limite della ricerca, -con un senso di spregiudicata maturità- lasciandosi sedurre dalla profondità del bianco narrata da Melville, “quasi le impartisse una speciale virtù” per poi ribaltarlo, fagocitarlo, nell’oscurità fitta della trama dei neri dei suoi segni.
Sarà per questo tenere assieme il bianco e il nero, che queste ultime carte incise, daranno forma a nuove trame, di luci e di ombre, che sembrano squarciare l’oscurità degli abissi, di prospettive e di orizzonti che si colgono a pelo d’acqua, di segni che sembrano essere incisi, prima che sui fogli, sul corpo della grande balena.